L’omaggio di Via Spiga all’Opera

Le vetrine del negozio Dolce&Gabbana a Milano diventano un palcoscenico

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dicembre 2016

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Per celebrare l’apertura della stagione lirica milanese 2016/17 che prenderà il via il 7 dicembre con Madama Butterfly, le vetrine del negozio Spiga 2 sono state decorate con teatrini che riproducono 13 opere italiane.

 

L’amore di Dolce&Gabbana per l’opera è documentato da tempo. L’opulenza barocca delle produzioni e dei costumi originali, l’assoluta drammaticità delle trame, la musica commovente, i testi poetici rimandano tutti a quel mondo di bellezza e di passione in cui gli stilisti si trovano più a loro agio e da cui traggono ispirazione.

Oltre a finanziare in passato progetti correlati all’opera, per esempio i Libretti digitali al MET di New York, nel 2015, dopo la sfilata di Alta Moda nel Foyer Toscanini della Scala di Milano, il marchio è diventato Fondatore Sostenitore del teatro, un tributo sincero e sentito al teatro famoso in tutto il mondo che è un simbolo internazionale della cultura, della musica e della danza.

 

Per celebrare l’apertura della stagione lirica milanese 2016/17 che ha preso il via il 7 dicembre con Madama Butterfly, le vetrine del negozio Spiga 2 sono state decorate con teatrini che riproducono 13 opere italiane.

Il barbiere di Siviglia, Gioacchino Rossini, 1816

Il Barbiere di Siviglia, o L’inutil precauzione è un’intramontabile opera buffa in due atti di Gioacchino Rossini con un libretto in italiano di Cesare Sterbini, basata sulla commedia francese Le Barbier de Séville di Pierre Beaumarchais (1775). La prima dell’opera di Rossini andò in scena nel 1816 al Teatro Argentina di Roma. Considerato uno dei grandi capolavori del genere, Il barbiere di Siviglia, con un’atmosfera da commedia degli equivoci in stile shakespeariano, è considerata l’opera buffa di tutte le opere buffe, anche dopo duecento anni. La trama è un tipico triangolo amoroso, il giovane duca ricco, che ha un debole per i travestimenti, ama una ricca fanciulla, che ricambia i suoi sentimenti ma è promessa al suo tutore, un vecchio stizzoso, che è più interessato alla sua dote che al suo cuore. Il barbiere Figaro è l’ignaro alleato della giovane coppia e il servitore del rivale…

 

Cenerentola, Gioacchino Rossini, 1817

La Cenerentola, o La bontà in trionfo è un melodramma giocoso in due atti di Gioacchino Rossini. Il libretto fu scritto da Jacopo Ferretti, sulla base della fiaba Cendrillon di Charles Perrault. Rossini compose La Cenerentola quando aveva 25 anni, dopo il successo del Barbiere di Siviglia dell’anno prima. Si ritiene che La Cenerentola, composta nel giro di tre settimane, abbia alcune delle più belle partiture per voce sola e più voci, anche se Rossini modificò il lavoro negli anni successivi, introducendo nel 1820 l’aria virtuosistica “Là, del ciel nell’arcano profondo” che divenne il repertorio standard dopo la prima. La Cenerentola di Rossini è leggermente diversa dalle versioni della fiaba che noi tutti conosciamo bene: la matrigna cattiva è sostituita da un patrigno cattivo, Don Magnifico, mentre gli elementi più magici come la Fata madrina sono sostituiti da esseri umani come Alidoro, che è un filosofo e anche tutore del principe, e Cenerentola non viene riconosciuta dalla scarpetta di cristallo ma dal braccialetto.

Norma, Vincenzo Bellini, 1831

Norma è una delle opere più belle e acclamate di Vincenzo Bellini. Il libretto di questa tragica opera che vede protagonista Norma è stato scritto da Felice Romani ispirandosi a Norma, o L’infanticide di Alexandre Soumet. L’opera debuttò a Milano nel 1831 stregando il pubblico. Considerata uno dei più begli esempi del bel canto, è stata interpretata dai più importanti soprano, tra cui Maria Callas che ha vestito i panni della protagonista 89 volte e ha fatto piangere il pubblico con la sensazionale aria Casta Diva. La storia è ambientata nel 1° secolo a.C. in Gallia, dove i romani e i druidi sono in guerra. Nonostante il conflitto il proconsole romano Pollione e la gran sacerdotessa druida Norma hanno una relazione, e dalla loro unione nascono due figli segreti. L’opera inizia con Norma che scopre che il proconsole l’ha rimpiazzata con una sacerdotessa druida più giovane. La trama si dipana a vari livelli, con un finale naturalmente tragico, ma esplora temi importanti come l’amicizia femminile.

 

Giovanna d’Arco, Giuseppe Verdi, 1845

Pur non essendo una delle sue opere più acclamate dalla critica, la versione della mitica Giovanna d’Arco proposta da Verdi nel 1845 è rimasta impressa nella nostra mente. Il libretto dell’opera in tre atti, la 7a di Verdi, è stato scritto da Temistocle Solera (autore anche del Nabucco). La trama, che rispecchia in parte la storia di Giovanna d’Arco, sembra essere liberamente basata sulla pièce Die Jungfrau von Orleans di Friedrich von Schiller. Malgrado il debutto a Milano nel 1845 e i successivi allestimenti la Giovanna d’Arco non è considerata uno dei lavori più riusciti di Verdi. Alcune arie però, specialmente la parte del soprano, sono particolarmente originali; infatti, l’interpretazione della grande Renata Tebaldi nel 1951 riportò in voga l’opera, non riproposta frequentemente nei tempi moderni.

Rigoletto, Giuseppe Verdi, 1847

Il Rigoletto di Giuseppe Verdi è stato scritto da Francesco Maria Piave sulla base della commedia Le roi s’amuse di Victor Hugo. Malgrado i seri problemi con i censori austriaci che avevano all’epoca il controllo dei teatri dell’Italia settentrionale, l’opera andò in scena per la prima volta alla Fenice di Venezia l’11 marzo 1851, il primo grande trionfo italiano di Verdi dopo la prima del Macbeth nel 1847 a Firenze. La scena è ambientata nella Mantova del Cinquecento, e i personaggi principali sono il Duca, un seduttore malato di sesso, Rigoletto, il suo buffone, e Gilda, figlia di Rigoletto che (a ragione veduta) è stata tenuta lontana dal Duca per tutta la vita. Rigoletto, severo e dalla lingua tagliente, si bea delle sventure delle donne che hanno a che fare con il Duca, ma nel corso dell’opera una serie di incontri fortuiti, malintesi, maledizioni e assoldati assassini cambierà la sua vita per sempre.

 

La Traviata, Giuseppe Verdi 1853

La Traviata di Verdi non ha bisogno di presentazioni. Una delle opere più rappresentate e amate del nostro tempo, si è impressa in modo indelebile nel cuore sia degli appassionati d’opera sia dei neofiti, con i suoi temi di redenzione attraverso l’amore, con i suoi malintesi dovuti al pregiudizio e il perdono finale, sulle note di una musica da sogno. Il libretto in italiano di Francesco Maria Piave è basato sul romanzo di Alexandre Dumas, figlio, La Dame aux Camélias, in cui Alfredo e Violetta sono un tipico esempio di amore maledetto dell’Ottocento. Se quasi tutte le arie sono stupende, il coro del primo atto “Libiamo ne’ lieti calici” ha raggiunto una fama quasi mitica.

I vespri siciliani, Giuseppe Verdi, 1855

Un Verdi in età matura scrisse I Vespri siciliani per l’Opéra di Parigi, con l’intenzione di scostarsi dallo stile della lirica italiana e creare qualcosa di nuovo, orientato ad un pubblico famoso per i suoi gusti innovativi. L’opera in 5 atti (e un balletto), molto apprezzata dalla critica, è ambientata nel 1282, durante la sommossa dei Vespri siciliani contro gli oppressori francesi. L’ardore dello stile operistico italiano è rimasto tangibile, con intrighi, esecuzioni, carneficine e matrimoni farsa che ravvivano il contesto storico. La premessa per la trama drammatica è la seguente: Procida, uno dei più grandi patrioti siciliani, viene ferito dalle truppe francesi durante l’invasione della Sicilia, e viene mandato in esilio. Monforte, comandante delle truppe francesi, stupra una donna siciliana che in seguito dà alla luce un figlio, Arrigo. Monforte diventa governatore della Sicilia, mentre la donna alleva il figlio nell’odio nei suoi confronti, senza rivelare ad Arrigo che Monforte è suo padre.

 

Aida, Giuseppe Verdi, 1871

Aida fu commissionata e inscenata per la prima volta alla Khedivial Opera House del Cairo, ma la Prima fu ritardata a causa dell’assedio di Parigi durante la guerra franco-prussiana (1870–71) poiché le scenografie e i costumi rimasero bloccati nella capitale francese, e per l’inaugurazione del teatro dell’opera egiziano andò in scena invece il Rigoletto di Verdi. Aida fu infine rappresentata in Egitto nel 1871. La trama ha somiglianze impressionanti, seppure involontarie, con il libretto di Metastasio La Nitteti (1756), ma il soggetto è attribuito a Temistocle Solera: gli egizi hanno catturato e fatto schiava la principessa nubiana Aida, e un comandante militare, Radamès è combattuto tra l’amore per lei e la fedeltà al faraone. La figlia del faraone, Amneris, è innamorata di Radamès, che però non ricambia i suoi sentimenti. La tragica storia d’amore si sviluppa con Radamès continuamente lacerato tra la passione romantica e la lealtà. Oggi il lavoro occupa un posto centrale nel canone operistico, e ogni anno viene rappresentato in tutto il mondo; al Metropolitan Opera di New York soltanto, Aida è stata cantata più di 1.100 volte dal 1886.

La cavalleria rusticana, Pietro Mascagni, 1890

Le origini della Cavalleria rusticana, opera in un atto di Pietro Mascagni, adattata da una novella di Giovanni Verga, sono singolari. L’editore musicale milanese Edoardo Sonzogno indisse un concorso aperto a tutti i giovani compositori italiani di cui non fosse ancora stato rappresentato un lavoro: le tre opere più belle composte in esclusiva per il concorso sarebbero state allestite a Roma a spese di Sonzogno. Mascagni, con l’aiuto dell’amico Giovanni Targioni-Tozzetti compose la Cavalleria Rusticana in appena due mesi, e vinse poi il concorso con applausi fragorosi e una standing ovation la sera della Prima. Considerata una delle classiche opere del verismo, la Cavalleria Rusticana è una storia di onore perduto e riconquistato, ambientata in un paesino della Sicilia. A causa della brevità, l’opera di Mascagni viene spesso rappresentata insieme ai Pagliacci di Leoncavallo. L’aria più famosa della Cavalleria è l’Intermezzo, appena prima della scena finale nella piazza del paese.

 

La Bohème, Giacomo Puccini, 1896

La bohème fu composta da Giacomo Puccini con un libretto in italiano di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, basato su Scènes de la vie de bohème di Henri Murger. L’ispirazione del libretto tuttavia non è un romanzo o una pièce, ma una raccolta di quadri che sono stati tradotti in opera con una trama, una caratteristica che la rende quasi del tutto originale. L’opera deve il suo fascino più allo stile di vita che rappresenta che alla trama in sé, con i personaggi che sembrano un po’ vuoti e la storia un po’ banale, ma ha riscosso un successo costante in tutto il mondo. I critici di Puccini (che sono molti) sottolineano anche che la musica manca di raffinatezza, il che è soggettivo, anche se l’aria “Che gelida manina” rimane memorabile.

 

Tosca, Giacomo Puccini, 1900

La Tosca di Giacomo Puccini è un insolito connubio di storia moderna, donne lascive e corruzione. Il libretto dell’opera, di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, è un adattamento dell’eponima commedia di grande successo del drammaturgo francese Sardou, che nel 1889 fu portata in tournée in Italia. La trama aggiunge uno strato narrativo alla storia poiché è ambientata nel periodo delle guerre napoleoniche e dell’invasione dell’Italia da parte dell’imperatore con la vittoria della battaglia di Marengo (1800). L’opera era sufficientemente Politica perché la sua prima venisse rimandata a causa dei disordini a Roma. Anche se non riscosse particolare successo tra i critici, il soprano immaginario Tosca e la sua storia d’amore con il pittore politicizzato Cavaradossi, e la loro oppressione da parte dell’establishment incontrò i favori del pubblico. Classificata come melodramma, l’opera ovviamente non ha un lieto fine. La cosa interessante è che La Tosca fu anche l’ultima apparizione sul palco di Maria Callas in una speciale esibizione di beneficenza alla Royal Opera House nel 1965, e anche Luciano Pavarotti ha calcato per l’ultima volta la scena nel 2004 al Met proprio nei panni di Cavaradossi. Per avere un assaggio dell’atmosfera dell’opera ascoltate l’aria del tenore “E lucevan le stelle”, e lasciatevi commuovere dal tono drammatico, dalle atmosfere melodrammatiche, ma con un sentimento molto reale.

Turandot, Giacomo Puccini e Franco Alfano, 1926

Turandot è un’opera in tre atti di Giacomo Puccini, completata da Franco Alfano, sulla base di un libretto in italiano di Giuseppe Adami e Renato Simoni. Anche se il primo interesse di Puccini per il soggetto nacque dalla lettura dell’adattamento della pièce fatto da Friedrich Schiller nel 1801, il suo lavoro è basato per lo più sul precedente testo della Turandot di Carlo Gozzi. La storia originale si basa su Turan-Dokht (figlia di Turan) del poema epico Haft Peykar (Le sette bellezze), scritto dal poeta persiano del 12° secolo Nizami. La storia dell’opera però è ambientata in Cina e vede protagonista il principe Calaf, che si innamora della principessa Turandot, nota per essere particolarmente difficile in fatto di scelta di un marito. Per ottenere il permesso di sposarla, un pretendente deve risolvere tre indovinelli; una risposta sbagliata comporta la morte. Calaf supera la prova, ma Turandot continua a rifiutarsi di sposarlo. Lui le offre una via d’uscita: se riuscirà a imparare il suo nome prima dell’alba del giorno seguente, allo spuntare del giorno lui morirà. Quella notte il principe Calaf canta l’indimenticabile Nessun Dorma, entrata nella storia dell’opera e riconosciuta in tutto il mondo. L’opera era incompiuta al momento della morte di Puccini nel 1924, e fu completata da Franco Alfano nel 1926. La prima rappresentazione fu allestita al Teatro alla Scala di Milano nel 1926 e diretta dal leggendario Arturo Toscanini.

 

Madama Butterfly, Giacomo Puccini, 1904

La Madama Butterfly di Puccini ha una storia lunga e complicata, pur essendo una delle opere più tragiche e quindi più amate dal compositore. Il libretto si basa sul racconto Madame Butterfly (1898) di John Luther Long, e sul romanzo francese del 1887 Madame Chrysanthème di Pierre Loti. La Prima della versione originale dell’opera, in due atti, si tenne il 17 febbraio 1904 al Teatro alla Scala di Milano, ma non ebbe un’accoglienza positiva. Puccini la riscrisse allora altre 5 volte, e l’ultima edizione, andata in scena nel 1907, divenne una delle più rappresentate del nostro tempo. La trama è tragica: una giovane giapponese di nome Butterfly diventa la moglie di un espatriato americano in Giappone attraverso un matrimonio combinato. Anche se la quindicenne è tutta entusiasta per “l’onore” che le viene concesso, il suo sposo è a dir poco tiepido, perché vuole ancora una moglie americana. L’ufficiale di marina Pinkerton lascia la giovane sposa per recarsi negli Stati Uniti per “lavoro” e fare ritorno anni dopo. Mentre Butterfly ha aspettato devotamente il marito a casa, adesso Pinkerton ha una moglie americana al braccio. La devozione, il senso del dovere, e l’amore di Butterfly finiscono per commuovere Pinkerton, ma la tragedia non manca di certo. Preparatevi a piangere.